Il progetto
SICARIB:
pratiche biologiche rigenerative in Sicilia
Un paradigma per un’agricoltura sostenibile e di valore
Il progetto SIC.A.RI.B. ha l’obiettivo di migliorare la qualità biologica e fisica dei suoli agricoli siciliani, attraverso l’implementazione e l’adattamento di tecniche e tecnologie agricole biologiche conservative o “bio-rigenerative” (consociazioni colturali, minime lavorazioni del suolo, inerbimenti) ai sistemi agricoli biologici della regione Sicilia, in particolar modo sui seminativi in rotazione maggiormente presenti e sulle coltivazioni arboree. Il progetto è realizzato da un partenariato composto da 5 aziende agricole siciliane, un ente di ricerca privato e due aziende di consulenza.
Per raggiungere i propri obiettivi,
il progetto si articola in cinque azioni:
1 - Implementazione del modello agricolo biologico rigenerativo
2 - Monitoraggio dell’impatto su suolo e agrobiodiversità dei sistemi di gestione a confronto
3 - L’innovazione agroecologica nel contesto territoriale e relativamente agli strumenti di politica agricola
4 - Divulgazione e condivisione dell’innovazione
5 - Coordinamento, monitoraggio e project management
Per raggiungere i propri obiettivi,
il progetto si articola in cinque azioni:
1 - Implementazione del modello agricolo biologico rigenerativo
2 - Monitoraggio dell’impatto su suolo e agrobiodiversità dei sistemi di gestione a confronto
3 - L’innovazione agroecologica nel contesto territoriale e relativamente agli strumenti di politica agricola
4 - Divulgazione e condivisione dell’innovazione
5 - Coordinamento, monitoraggio e project management
Il contesto
Secondo gli ultimi dati resi disponibili dal SINAB (Anticipazioni “Bio in cifre 2022”), la Sicilia si conferma la Regione italiana con più superfici coltivate in regime biologico (316.147 ha), sebbene si registri un calo significativo (oltre il 17%) rispetto al 2020. Al contempo, la distribuzione regionale degli operatori conferma ancora il primato dell’isola (11.128 operatori, +2,5% rispetto al 2020). Dal punto di vista dello scenario internazionale, strumenti di politica comunitaria come il Green Deal europeo, la strategia Farm to Fork e quella dell’UE sulla biodiversità per il 2030, stanno ponendo però l’attenzione su nuove sfide che le aziende agricole dovranno affrontare nel breve-medio periodo. In particolare, la strategia Farm to Fork sicuramente è quella che più influenzerà le prossime scelte manageriali e gestionali delle aziende agricole biologiche, in quanto propone di trasformare il sistema agro-alimentare europeo per perseguire una leadership globale di sostenibilità, in coerenza con gli analoghi obiettivi generali del Green Deal. A questo si aggiunge la necessità di rivedere i sistemi produttivi in chiave innovativa ed in ottica di transizione ecologica (uno dei pilastri del progetto Next Generation EU). Le aziende agricole biologiche si trovano dunque nella necessità di emergere in un contesto di mercato molto più dinamico e competitivo rispetto al passato, nonché molto più esigente, anche in relazione alle sfide climatico-ambientali e di conformità agli obiettivi della PAC. È opportuno quindi che il settore del biologico si innovi, impiegando colture ad elevato valore aggiunto e protocolli di produzione sempre più orientati alla tutela, alla salvaguardia e ad un uso efficiente delle risorse naturali, in primis il suolo e l’acqua.
Il contesto
Secondo gli ultimi dati resi disponibili dal SINAB (Anticipazioni “Bio in cifre 2022”), la Sicilia si conferma la Regione italiana con più superfici coltivate in regime biologico (316.147 ha), sebbene si registri un calo significativo (oltre il 17%) rispetto al 2020. Al contempo, la distribuzione regionale degli operatori conferma ancora il primato dell’isola (11.128 operatori, +2,5% rispetto al 2020). Dal punto di vista dello scenario internazionale, strumenti di politica comunitaria come il Green Deal europeo, la strategia Farm to Fork e quella dell’UE sulla biodiversità per il 2030, stanno ponendo però l’attenzione su nuove sfide che le aziende agricole dovranno affrontare nel breve-medio periodo. In particolare, la strategia Farm to Fork sicuramente è quella che più influenzerà le prossime scelte manageriali e gestionali delle aziende agricole biologiche, in quanto propone di trasformare il sistema agro-alimentare europeo per perseguire una leadership globale di sostenibilità, in coerenza con gli analoghi obiettivi generali del Green Deal. A questo si aggiunge la necessità di rivedere i sistemi produttivi in chiave innovativa ed in ottica di transizione ecologica (uno dei pilastri del progetto Next Generation EU). Le aziende agricole biologiche si trovano dunque nella necessità di emergere in un contesto di mercato molto più dinamico e competitivo rispetto al passato, nonché molto più esigente, anche in relazione alle sfide climatico-ambientali e di conformità agli obiettivi della PAC. È opportuno quindi che il settore del biologico si innovi, impiegando colture ad elevato valore aggiunto e protocolli di produzione sempre più orientati alla tutela, alla salvaguardia e ad un uso efficiente delle risorse naturali, in primis il suolo e l’acqua.
L’innovazione del progetto SICARIB
Il progetto SIC.A.RI.B. introduce ed adatta in cinque aziende agricole pilota siciliane (rappresentative delle realtà produttive tipiche della regione, ovvero seminativi e mandorleti) il modello agricolo biologico conservativo o “bio-rigenerativo”, che si sviluppa attraverso una serie di tecniche, pratiche agroecologiche e tecnologie già testate in altri contesti geografici. Il modello proposto prende infatti spunto da diverse esperienze, condotte a livello sperimentale o reale in contesti internazionali (Rodale Institute in USA) e nazionali (Toscana, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Marche). Il sistema verrà adattato al contesto regionale siciliano, in quanto caratterizzato da condizioni pedoclimatiche molto diverse rispetto ai siti precedentemente citati.
Nel dettaglio, il modello agricolo si sviluppa secondo il disciplinare di produzione ORSS® (Organic Regenerative agri-Soil System) elaborato da Arca Srl Benefit e segue alcuni principi fondamentali:
efficientamento della rotazione colturale
dei sistemi produttivi seminativi, attraverso la definizione di un piano colturale quinquennale che tenga conto dei benefici derivanti dalla diversificazione colturale e della sostenibilità economica aziendale;
impiego delle consociazioni colturali
grazie alle quali, oltre ad apportare benefici indiscutibili al suolo, è possibile migliorare la qualità e la quantità di produzione, migliorare la resistenza delle colture dalle principali avversità biotiche e abiotiche e ottenere un reddito maggiore dall’unità di superficie del terreno;
mantenimento del suolo coperto
attraverso l’inserimento di colture di copertura (cover crops; CC) nei sistemi innovativi diversificati erbacei (seminativi) e arborei (inerbimenti controllati nelle interfile), adottando specifici sistemi di terminazione e gestione dei residui colturali. Le colture di copertura hanno la funzione principale di migliorare le condizioni di fertilità biologica, chimica e fisica del suolo. Ciò va a beneficio delle colture che seguono nelle rotazioni dei seminativi e delle colture arboree, nel caso degli inerbimenti controllati;
minime lavorazioni del terreno
per limitare i processi rapidi di mineralizzazione della sostanza organica. Il processo delle lavorazioni si basa sull’impiego di una meccanizzazione adeguata sia in termini di attrezzatura che in termini di potenza. In questo ambito l’implementazione del modello prevede la definizione e l’adozione di un parco macchine in grado di soddisfare i principi delle lavorazioni conservative del suolo. Saranno dunque privilegiate macchine passive, non mosse dalla presa di potenza, con possibilità di usi multipli e capacità di intervento su diversi tipi e condizioni di suolo e di residui.